Caro Babbo.

Settembre: è tempo di migrare? Ma tu hai scelto ottobre, caro Babbo. Cominciava oggi il tuo calvario, quattro anni fa. Con quella ambulanza che ti portava via, indifeso. Cominciavano oggi i miei viaggi quotidiani, in fila, con una ffp2 rosa che mi dicesti ti metteva allegria e quindi ne comprai 100. Non le finii, ne usai solo 30 per venire a stare con te; e stanno in una busta, chiusa, che non voglio riaprire. Eppure ci sei, caro Babbo. Ci sei:

quando sento fischiettare; quando sono in pena e improvvisamente un barlume di coraggio mi sostiene; quando sento Puccini; quando accendo una sigaretta slim white; quando sento alla mattina per strada il profumo di pane tostato. Una mattina, a Vinci, prima di entrare a scuola, hai chiesto ad un signore alla finestra che faceva colazione di prestarti un sorriso e riportarlo a me. Ci sei a Pistoia, quando di fretta parcheggio; ci sei nelle musiche di Morricone; ci sei in ogni aria di Sicilia che mi si presenta. Ci sei negli occhi di Bartolomeo. Ci sei con tutta l’eleganza che ti sei scordato di regalarmi un po’. Ci sei anche quando non ho voglia di far qualcosa ma infine ci riesco; ci sei quando avrei bisogno di un consiglio e parlo ad alta voce per trovare la soluzione. Ci sei stato in ogni mia azione amministrativa che necessitava un gran coraggio per prendere la parola. Ci sei stato questa estate quando in una profumeria un signore anziano mi ha chiesto se volessi aiutarlo ad aprire un’acqua di Parma per sentire come fosse, e per me quel profumo sei Tu. Ci sei.

E scusami invece se non ci sono stata, che nessun Prete potrà mai assolvermi per non esserci stata, anche se ad ognuno ho parlato di te. Ma voglio esser certa ci fosse la Nonna Lucia, a riprenderti bambino fra le braccia, figlio della fine della guerra e nuovo raggio di sole in quel suo martoriato cuore di madre che ha perso i propri figli sotto ad una mina. Caro Babbo, mio grandissimo amore insostituibile, sono certa che se si è stati qualcosa, in fondo, lo si sarà per sempre. Spero tu abbia visto che il tuo funerale fu una festa e che a tutti parlavo di Kierkegaard

In autunno tutto ci ricorda il crepuscolo, – e tuttavia, mi sembra la stagione più bella: volesse il cielo allora, quando io vivrò il mio crepuscolo, che ci debba essere qualcuno che allora mi ami come io ho amato l’autunno.” – e in questi giorni che ora mi ricorderanno allora, manda cose belle, manda i tuoi saluti nelle belle notizie, nel sostenere i momenti più bui, nell’essere vivi anche oltre alla morte dove tu sicuramente sarai. 

Lascio aperta

la porta, lo sai.

Il tuo cuore lo porto con me lo porto nel mio. Non me ne divido mai. Dove vado io, vieni anche tu, (mia amata); qualsiasi cosa sia fatta da me, la fai anche tu (mia cara). Non temo il fato perché il mio fato sei tu (mia dolce). Non voglio il mondo, perché il mio, il più bello, il più vero sei tu. Questo è il nostro segreto profondo radice di tutte le radici, germoglio di tutti i germogli e cielo dei cieli di un albero chiamato vita, che cresce più alto di quanto l’anima spera, e la mente nasconde. Questa è la meraviglia che le stelle separa.

Il tuo cuore lo porto con me, lo porto nel mio. Edward Estlin Cummings

(interno di Villa Smilea, verso il giardino posteriore, al tramonto)

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