La Nives. 2/n

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la Nonna Nives era la mia seconda mamma preferita, un abbraccio puppone dolcissimo. zoppo, perché aveva avuto la poleomelite, sdentato, perché portava la dentiera, burbero, perché doveva sempre dire la sua su ogni cosa, stanco, perché aveva tantissimi anni più di me, allegro, perché da giovane aveva cantato le Operette e mi cantava Puccini. a volte mi chiedo se sia stata vera o mi sia immaginata tutto: l’ aia, il fico, le albicocche, le trecce fermate col filoforte rosso, la poltrona di vimini che è in camera mia.

tutte le sere alle sette la nonna cantava, Resta con noi, Signore la sera; e una sera alla sette, le sette del ventitré settembre del duemilatre, se ne andò, mentre ero a ginnastica.

Dopo venti anni le trecce fermate col filoforte rosso rimangono uno degli anfratti più dolci dove sedere, se necessario, a pensare un po’. c’è veramente stato un tempo immobile che è passato veloce come tutti gli altri ma che a me ancora oggi pare infinito; e la nonna Nives di questo tempo era proprietaria indiscussa; e con ogni abbraccio di quel tempo, di quel tempo, me ne ha appiccicato via via un pezzettino addosso. tirandomi quelle pacche sulle spalle che a me sembravano sbrigative e frettolose ma che invece erano eterne e sono ancora qui, venti anni dopo, a farmi compagnia.

Santa Maria del Giglio, Castiglione della Pescaia.

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